Il San Girolamo di Leonardo Da Vinci. Molte opere di Leonardo sono circondate da un’aura di mistero. Del San Girolamo, conservato alla Pinacoteca Vaticana, non conosciamo molto.

Ci rimangono sconosciuti i suoi committenti, la sua destinazione, il luogo in cui l’artista vi lavorò.
Viste le affinità tecniche con l’Adorazione dei Magi, oggi conservata alla Galleria degli Uffizi, si è creduto che appartenesse al periodo fiorentino di Da Vinci, ma nessun dato è certo e chissà se lo scopriremo mai.

San Girolamo

San Girolamo

Quel che sappiamo con certezza è che si tratta di un’opera monocromatica, un abbozzo in tempera e olio su tavola, mai terminata. In quest’ opera ritroviamo la geniale teatralità di Da Vinci, il quale conferisce alla scena un’impostazione quasi cinematografica. San Girolamo è una delle figure più rappresentative e complesse della storia della Chiesa e dell’antica letteratura cristiana.

Leonardo lo dipinge mentre si percuote il petto con il sasso nella sua mano destra. Il volto, estremamente significativo, è pervaso da un’espressione potremmo dire ambigua: è palese la sofferenza, ma allo stesso tempo si coglie quasi uno stato di estasi. Questo particolare fa subito pensare ad un eremita dedito alle privazioni della carne, usata come mezzo per raggiungere l’estasi mistica.

Leonardo ci stupisce anche per l’iconografia atipica con il quale raffigura il santo, generalmente presentato nelle vesti di un giovane e non di un anziano come in questa occasione.

Il San Girolamo di Leonardo Da Vinci: all’interno dell’opera

Vestito di pochi stracci, il Santo è inginocchiato, con la mano destra si percuote e con l’altra indica sé stesso. Lo sguardo è rivolto verso l’alto, con gli occhi alla ricerca di un crocifisso non ancora realizzato da Leonardo. Nello squarcio chiaro alla destra di Girolamo si intravede lo schizzo approssimativo di una facciata, forse quella della Basilica di Santa Maria Novella a Firenze. All’estremità in basso a destra della tela è accovacciato un leone appena abbozzato, in ricordo di una leggenda che narrava come l’animale, liberato di una spina dal Santo, gli fosse divenuto amico.

La figura dell’eremita è il frutto di un’ossessiva ricerca anatomica, a testimonianza del precoce interesse di Leonardo verso questo settore. I muscoli sono asciutti ma scattanti, i tendini a vista, il busto inarcato e scuro si nasconde dietro le sporgenti clavicole. La testa, scavata e ossuta è resa in un bellissimo scorcio, grazie alla torsione del capo verso destra. Il paesaggio, prevalentemente scuro è composto da rocce aguzze, che si intravedono appena sul fondo di preparazione della tavola.

Opere come questa si rivelano di fondamentale importanza per lo studio della tecnica del genio Leonardo. Essendo incompiute, sono rivelatrici dei passaggi intermedi usati dall’artista e ci fanno sperare di poter conoscere sempre qualcosa di più di questo clamoroso artista.